La cura come essenza della vita
Principio fondante per la persona e la società
La cura
La cura è un atto culturale, non esiste vita senza cura. La pandemia ha fortemente incrementato le argomentazioni sul tema. Il Pnrr affronta questa materia senza però entrare nello specifico. La missione 6 cita i termini «prossimità; casa della comunità; presa incarico della persona; casa come primo luogo di cura; strutture intermedie»: tutte nozioni che si ri-collegano alla problematica della cura. La missione 5 (inclusione e coesione) menziona i concetti di comunità e di
terzo settore/volontariato: questi soggetti spesso sono impegnati nelle questioni sanitarie inerenti la cura o il prendersi cura.
Nonostante l’amplificazione del dibattito sul concetto di cura occorre comunque evidenziare che gli studi più approfonditi e scientifici relativi alla materia sono molto recenti e gli autori che si sono cimentati in queste complesse indagini sono per la grande maggioranza donne che sono riuscite così nell’intento
di abolire l’emarginazione culturale di questa tematica mostrandone tutta la sua potenza sociale, etica, sanitaria ma anche politica.
In un tempo relativamente molto breve si è assistito ad una destrutturazione del processo di globalizzazione, al Covid, ad una guerra le cui conseguenze non sono ancora prevedibili mentre le misure individuate (ad esempio il Pnrr) potrebbero non riuscire a «rammendare» quel che è stato ipotizzato tempo fa. Per
questi motivi l’argomento «cura» impone una centralità ancor più indispensabile in ogni agenda politica e culturale. In filosofia si definisce «essenza» la struttura propria e immutabile di ciò’ che esiste (ontologicamente).
Dipendenza
Tutti siamo accumunati da una fragilità/vulnerabilità detta ontologica. Da neonati dipendiamo completamente da altri così come accade anche nell’età senile. Durante la nostra esistenza viviamo in ogni caso diversi gradi di dipendenza. Veniamo da un dove che non conosciamo e che non dipende da noi e lasceremo la nostra esistenza quando verrà deciso per noi (mancanza di sovranità sull’esistenza umana). La domanda di cura per noi stessi e per gli altri, il lavoro di cura non può essere rifiutato salvo autonomie specifiche (ad esempio, l’infante non ha la possibilità di respingere le cure). Per la sua natura la cura assume un valore etico e politico in quanto la qualità relazionale che si crea fa diventare l’altro come portatore di un valore sommo e sacrale. Sentirsi dentro una relazione di cura è una necessità ineludibile che ci accompagna per tutto il tempo della vita. La caratteristica principale della cura è di essere pratica (non teoretica); realizza per forza di cose una relazione che avviene in un arco temporale variabile; ha una intensità contestuale ma è sempre sostenuta da un profondo interesse per l’altro assicurando la presenza (esserci).
Autorealizzazione
Pur vivendo la condizione essenziale della dipendenza, gli individui sentono la necessità di autorealizzarsi (Maslow) e tentano di fare il meglio possibile per quanto la biologia, l’ambiente socio-culturale e storico possano consentire (talenti). Fare progetti di lungo termine dona senso alla vita pur nella consapevolezza di essere esseri viventi «prorogati» di momento in momento. È necessario quindi aver cura anche del nostro tempo senza lasciare che i
momenti accadano o scorrano negligentemente trascurando così il fatto che ogni istante dell’esistenza debba essere contrassegnato dal tendere alla propria affermazione. In caso contrario si realizzerebbe la peggiore forma di incuria per un essere vivente (Seneca).
Eccellenza
Per tutto il tempo della nostra vita dipendiamo quindi dalle altre persone ma in questa condizione sorprendentemente, e a discapito di ogni apparenza, sta l’eccellenza umana. Questa unicità non sta tanto nel sottrarsi dai legami, nella ricerca dell’indipendenza, dell’individualismo o del singolarismo ma inaspettatamente proprio nell’accogliere questi vincoli. Questo dipendere dagli altri e loro da noi offre un senso profondo (ontologico) al nostro esistere e permette di partecipare al sacro che appartiene a tutti (tutti siamo fragili e vulnerabili, tutti siamo accuditi in tempi diversi con diverse intensità di cura). La
cura è necessariamente estremamente delicata.
Si avvicina ai corpi e alle menti in punta di piedi, chiedendo permesso ed entra in contatto reverenziale con la persona bisognosa di cure nella consapevolezza che ogni individuo è speciale perché (per il momento) resta irripetibile ed unico. Il compito di aver cura diventa la missione più alta dell’essere
umano proprio perché la fragilità non permette di essere sovrani della nostra esistenza.
Dentro questo vincolo sta tutta la potenzialità dell’essere umano.
La politica
Anche la città e la vita politica si fondano sul prendersi cura (Aristotele). Tutti potrebbero imparare ad amministrare le cose pubbliche.
Prima di tutto però viene lo statista, l’uomo politico che sa prendersi cura delle persone e della città. Questo è l’atteggiamento del saggio che ha cura della città, degli altri, custodisce i cittadini e protegge la qualità della vita di ciascuno. Il bisogno di cura non viene sancito da una elezione politica. E’ un obbligo
essenziale che accompagna tutti gli esseri umani dall’inizio della loro esistenza per sempre. Se non c’è questo prendersi cura del prossimo o dei cittadini non si riuscirà a realizzare il principio di umanità insita in ogni persona. La libertà di scelta, che è una caratteristica umana, può permettere di vivere anche
come capita, lasciando scorrere il tempo senza valorizzare gli attimi oppure, si può decidere di fare di tutto per poter autenticare ogni attimo dell’esistenza singola e collettiva con qualche cosa che renda la nostra esistenza degna di essere vissuta (Socrate).
Il concetto di «cura» è stato un po’ trascurato dalla nostra cultura che per altri aspetti ha inseguito l’autonomia, l’indipendenza, la libertà, i diritti, l’individuo che bada a sé stesso, l’economicismo, il progresso globalizzato che ha contaminato anche l’ambiente dell’assistenza sanitaria. Resta tuttavia il fondamento
della realtà dell’essere per altro trasmesso all’umanità da numerosi miti appartenenti alla notte dei tempi. La politica non può ritagliarsi spazi individualistici ma deve nutrirsi di relazioni interdipendenti. In particolare la politica ha il compito di occuparsi fortemente dei cittadini, prendersi cura di loro in quanto questo permette di avvicinarsi al nucleo essenziale dell’esistenza delle persone indicando un senso lungo il quale costruire il significato della convivenza collettiva. In politica qualcuno si prende la responsabilità di testimoniare questa essenza. Negli anni, come la politica si è presa cura dei cittadini?
Bruno Agnetti
Consigliere comunale