L'arte? Come una medicina. E la bellezza entra nella cura

13 NOV - Gentile Direttore,

L’Organizzazione di Volontariato Comunità Solidale Parma (ODV-RUNTS) promuove, in collaborazione con FIDAPA (Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari) l’incontro sul tema “PRENDERSI CURA CON L’AIUTO DELL’ARTE” che si svolgerà venerdì 6 dicembre 2024 dalle ore 17:00 alle 17:40 nella sede situata nella sala d'aspetto dell’Ambulatorio San Moderanno di via Trieste 108/A.

Bruna Giordano, ingegnera ed esperta d’arte, presenterà commenti sulle  seguenti opere "Vaso con dodici girasoli", 1888 , di Vincent Van Gogh; "il  bacio", 1907-1908, di Gustav Klimt. Le riproduzioni delle opere rimarranno nella sala d’aspetto dell’Ambulatorio San Moderanno per alcuni mesi fino al successivo evento che coinvolgerà altri capolavori (è previsto un incontro ogni 6 mesi).

L’arte, nella sua accezione più ampia, può essere considerata come un insieme o un sottosistema che ha alcune caratteristiche descrittive, di evoluzione temporale non lineare, di interconnessioni e di fenomeni emergenti che vengono ben rappresentati dalla teoria dei sistemi complessi. Gli stessi principi sono utilizzabili per delineare la complessità della cura e del prendersi cura, in particolare, a livello di assistenza sanitaria territoriale.

La teoria della complessità rappresenta oggi un paradigma di riferimento culturale fondamentale. Aiuta a comprendere l’essere umano e il mondo che lo circonda rifuggendo il conformismo delle interpretazioni semplicistiche, preconfezionate, di corto respiro.

L’arte ha la forza di attivare il logos delle singole persone, la curiosità, l’azione, la potenza.  La salute ha le stesse caratteristiche. Di conseguenza sarebbe intelligente rivedere radicalmente numerose inadeguatezze organizzative/ assistenziali territoriali.  Vi sarebbero esperienze innovative efficaci,  generate dalla base, che non andrebbero sprecate anzi dovrebbero essere incentivate in quanto foriere di cambiamenti cognitivo comportamentali, nei professionisti e negli assistiti, capaci di promuovere il benessere comune.

Nella società contemporanea l’arte ha assunto un ruolo sempre più importante e pervasivo.  Anche coloro che pensano di non essere interessati a questo ambito ne sono inevitabilmente condizionati in quanto l’estetica (anche se spesso manipolata in senso ripetitivo, consumistico, edonistico, spettacolare, effimero, massificato) è onnipresente. Il contatto con il “bello” può creare emozioni capaci di dare senso all’esistenza grazie ad una percezione di soddisfazione, di benessere o di salute spesso difficilmente verbalizzabile ma che avvicina alla comprensione, non consolatoria, della condizione umana. Nella cura  questa “bellezza” è rappresentata in modo particolare dalla relazione.  Nella malattia si cercano elementi essenziali  sperimentati da ogni essere vivente razionale nella propria esistenza: il linguaggio, i riti, i gesti, la sacralità, l’accoglienza, l’accompagnamento… L’essenza della relazione mette vita nella vita  e così  il quotidiano prende colore, diventa abitudine, produce addirittura economia. L’arte e la cura hanno in comune la profondità, sono in grado di condividere i patrimoni culturali universali con la comunità di riferimento permettendo così  l’elaborazione dei misteri ontologici più importanti dell’uomo. Non è necessario essere esperti d’arte per riceverne i benefici: l’opera d’arte in qualche modo comunica. E’ sufficiente un po’ di curiosità e pazienza e l’opera inizierà a raccontare qualche cosa di singolare perché le fatiche o le gioie che prova lo spettatore sono le stesse che ha sperimentato l’artista nel realizzare la sua opera. Questo percorso esperienziale cambia sia l’artista che lo spettatore.

Da tempo le evidenze scientifiche e l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) hanno dimostrato e riconosciuto che esiste un rapporto diretto tra benessere/ salute e fruizione dell’arte in quanto questa può modificare, in senso positivo, fattori biologici, psicologici e sociali/ culturali (determinanti della salute). Gli esiti delle ricerche sono stati condensati nel rapporto dell’OMS del 2019 (arte e salute). La narrazione preferisce, comunque, far coincidere l’inizio de questo connubio arte/salute con gli anni 60 e con l’episodio che vede come protagonista il signor Frederick Weisman ricoverato all’ospedale Cedar-Sinai di Los Angeles. Da allora si sono diffuse numerose esperienze similari  nel mondo (tutte in ambito nosocomiale) e anche in Italia dove, a volte, la consuetudine  di vivere a contatto con l’arte è data  per scontata tanto da farne dimenticare il potenziale. Nel 2020 l’enciclopedia Treccani ha inserito il lemma “welfare culturale” nel suo vocabolario.  Non vi sono invece studi o esperienze strutturate che riguardino la funzione dell’arte in medicina generale (di base).

In ogni caso può essere utile ricordare che la documentazione storica originaria di un utilizzo consapevole dell’arte come cura è datata 1090 e si realizza  in Italia nel primo ospedale edificato a questo scopo, sulla via Francigena, a Siena. Infatti nell’ospizio di Santa Maria della Scala gli ammalati venivano allettati di proposito sotto gli affreschi di Domenico Bartolo al fine di dare sollievo alle sofferenze.

Oggi non è più possibile ignorare la mole di informazioni scientifiche relative all’alleanza tra salute ed arte e all’ incidenza  positiva sugli stili di vita, sulla prevenzione, sulle patologie croniche degenerative, sul dolore e sulla sofferenza. L’ideazione di strutture sanitarie assistenziali territoriali, soprattutto in periferia, dovrebbe tener conto di questi elementi prima ancora di iniziare ogni percorso decisionale.  In conclusione vorremmo segnalare un interessante ed inatteso fenomeno  che si è verificato durante la preparazione di questo incontro: vi è stata una condivisione no-profit , relativa alle  finalità dell’evento, molto alta da parte delle  attività commerciali e produttive (95%) di questa zona ristretta e limitata  alle  due arterie principali che si  incrociano tra via Trieste (fino al ponte-cavalcavia dell’intersezione alta velocità) e via Venezia ( dalla rotonda con via Naviglio Alto/Via Cuneo al sottopasso-cavalcavia  ferroviario di via Venezia).  E’ verosimile quindi che l’ambulatorio medico (Medicina di Gruppo San Moderanno) venga vissuto come reale punto di riferimento da cittadini ed imprenditori.   Questo palese consenso può rappresentare una importante indicazione relativa alle opportunità assistenziali- sanitarie di questa comunità- quartiere al fine di programmare ed investire energie e risorse organizzative, anche sperimentali, che siano coerenti con le complessità dei bisogni.

Il Direttivo di Comunità Solidale Parma

www.comunitasolidale-parma.it

Bruno Agnetti
Centro Studi Programmazione Sanitaria (CSPS) di Comunità Solidale Parma ODV

13 novembre 2024

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Dente di leone

La Casa della Comunità di San Leonardo e la riqualificazione del parco dei Vecchi mulini

(Delibere dell’Amministrazione Comunale: n. GC-2021-465 del 29 dicembre 2021 che definisce la superficie da dedicare alla così detta Casa della Comunità di San Leonardo e n. GC-2022-203 del 18/05/2022 che reca in oggetto il piano di riqualificazione del Parco dei Vecchi Mulini cioè di Via Verona).

Da quando Comunità Solidale Parma, una piccola Associazione di Volontariato autonoma ed indipendente che opera essenzialmente nel quartiere San Leonardo, ha promosso dagli anni 2013-2014 una riflessione relativa ai bisogni espressi e non espressi della popolazione inerente la situazione socio-sanitaria di quello specifico territorio è emerso preponderante l’interesse sul tema delle Case della Salute ora definite di Comunità.

L’elenco delle problematiche è stato sottoposto al parere delle persone grazie ad un manifesto esposto nella sede dell’associazione (situata nella sala d’aspetto dell’Ambulatorio-Medicina di Gruppo San Moderanno).

Lo studio ha poi dato origine ad uno slogan (Dona salute al tuo Quartiere: La casa della salute grande e l’ospedale di comunità) e ad un disegno progettuale di una “Casa della Salute grande” da inserire nel quartiere San Leonardo che ha raccolto 1000 firme a sostegno.

La bozza di questo disegno progettuale, sostenuto da altre associazioni di volontariato, è stata poi presentata alle Istituzioni del settore, alle imprese più importanti della città, all’Amministrazione Comunale (sia nel primo mandato che nel secondo mandato della Giunta Pizzarotti) e più volte è apparsa sulla stampa cittadina.

A seguito di questo intervento propositivo la superficie pubblica di via Verona è stata poi oggetto di molte attenzioni da cui sono scaturite altre idee progettuali o modificazioni dell’idea originale che potrebbero, forse, essere viste come azioni al ribasso a fronte del disegno progettuale iniziale.

Da questo punto di vista una delle due recentissime delibere citate in apertura riportano una particolare e scrupolosa attenzione proprio nei confronti della riqualificazione del Parco dei Vecchi Mulini di Via Verona (che alla fine rappresenta un ridotto appezzamento di terreno), come se non vi fossero priorità o emergenze in altri parchi ben più vasti e frequentati, nello stesso quartiere, che versano in condizioni certamente peggiori (il Parco Nord resta tutt’ora diviso in due a causa dell’inagibilità delle due passerelle/ponti di legno sul Naviglio ).

In Consiglio Comunale, il 14 febbraio sono state chiaramente esposte le criticità contenute nella delibera relativa alla Casa della Comunità la quale propone una soluzione strutturale per il quartiere San Leonardo assolutamente inadeguata al contesto e alle necessità tanto da contraddire le finalità stesse che vorrebbe rappresentare (prendersi cura del bene comune).

E’ assodato che le periferie siano tali ma è doveroso non dimenticare che possiedono una loro dignità che non dovrebbe essere elusa.

Una visione traboccante di ottimismo avrebbe potuto ipotizzare che fosse percorribile, eventualmente da una nuova amministrazione, una modifica della delibera stessa in grado di dare considerazione e rispetto a questa parte del territorio che quotidianamente è a servizio di tutta la città progettando finalmente una Casa della Comunità detta “hub” cioè grande e un Ospedale di Comunità che per logistica e funzionalità fossero confacenti ai bisogni del quartiere che nel suo complesso ( dal quartiere Colombo, Cortile San Martino, quartiere San Leonardo fino ad arrivare alla fine del ponte Nord) può contare circa da 30.000-40.000 residenti ed oltre.

Il 18 maggio 2022 però la Giunta delibera un altro provvedimento relativo alla riqualificazione del parco di via Verona (Parco dei Vecchi Mulini) riducendo così di fatto la possibilità di poter addivenire ad una ipotetica rivisitazione del progetto Casa della Comunità classificata, nonostante la densità abitativa, come “spoke” cioè piccola.

Dal testo della recente delibera inoltre non emerge alcuna considerazione culturale relativa ad una integrazione delle “Casa della Comunità” con il parco stesso al fine di inglobare la Casa della Comunità insieme al parco riqualificato nella vita di tutto il quartiere realizzando concretamente quella co-operazione tra servizi, contemplata in tutta la più recente letteratura, che possa influire sul bene comune più importante per le persone: la promozione della salute.

E’ quindi auspicabile la necessità di rimettere mano all’elaborazione di queste due delibere rivedendo alcuni elementi fondanti.

Non si intende tuttavia avviare nessuna polemica in quanto l’atto del curare, per sua natura, si basa non sulle parole ma sulla testimonianza che porta gli attori (ad es.: del territorio) a trovare soluzioni estemporanee agli ostacoli presentati da decisioni burocratiche o da modelli precostituiti calati dall’alto nonostante i timidi tentativi di processi partecipativi messi in atto.

Quando un’amministrazione politica della città o un’azienda sanitaria non sono convinte di dover affrontare certi problemi in modo efficace non saranno certo le parole o gli scritti a far cambiare convincimenti radicati e sovraordinati.

Inoltre non si può escludere che la mancanza di avvicendamenti o alternanze nel processo politico-amministrativo-decisionale possa causare quello che James Reason, in campo clinico, ha definito la “teoria del formaggio svizzero”. Reason, con la sua ipotesi, ha tentato di rappresentare come nei sistemi complessi (e non solo in quelli sanitari) la consuetudine all’egemonia sui processi decisionali possa causare situazioni tali da determinare errori successivi o seriali talmente importanti da poter portare alla fine anche a vere e proprie catastrofi.

Sarà solo il tempo che riuscirà a dare ragione al senso politico della cura.

La modernità a volte si dimentica di questo aspetto fino a considerare che il cittadino ideale debba tendere alla massima autonomia, libertà, compattezza tendendo a tralasciare gli interessi della collettività o meglio delle persone che vivono in comunità.

In effetti la cura ed il prendersi cura (in particolare la prossimità e le strutture intermedie \dell’assistenza socio-sanitaria territoriale (senza dimenticare la missione 5 del PNRR) tanto che si considera che le attività a vantaggio della salute e del benessere debbano diventare punto di riferimento logistico, funzionale e culturale per un territorio.

Soprattutto oggi, dopo la pandemia, la cura e il prendersi cura acquistano un significato politico molto particolare, forse essenziale e decisivo.

La teoria di Reason consiglia, a protezione da possibili errori determinanti per le nostre comunità, scelte di modifiche, cambiamenti, soluzioni di continuità nei ruoli nei quali si esercita il potere di incidere sui processi decisionali che influenzano profondamente i cittadini e la polis.

Cons. Bruno Agnetti

Pubblicato da Gazzetta di Parma, 2 giugno 2022


Presentazione "Modelli manageriali a supporto del sistema in medicina generale"

La presentazione tenuta dal Dott. Bruno Agnetti durante il Convegno "Primary Care Management Course" tenutosi in data 22/11/2014


Corri con noi contro la sedentarietà

La locandina e la foto dell'iniziativa dei medici di famiglia di Parma che insieme ai loro pazienti hanno corso o camminato all'evento podistico della Cariparma Running domenica 14 settembre a Parma.

I medici hanno coinvolto propri pazienti sedentari o affetti da patologie che possono trovare nel movimento un utile mezzo di prevenzione e terapia contro patologie quali il sovrappeso, ipertensione arteriosa, osteoporosi, diabete, artrosi e sindrome ansioso depressiva.

 

Il gruppo della Casa della Salute che ha partecipato all'iniziativa.

Corri con noi - Cariparma Running