25 NOV – Gentile Direttore,
è noto che i principali sistemi di Intelligenza Artificiale (IA) “generativi“ sono ormai diventati di uso comune (es.: l’ultima versione di ChatGpT nato alla fine del 2022, perfezionato nel 2023 si è diffusa enormemente nel 2024 diventando un’icona che nel comune sentire coincide con il concetto di IA).

Il Centro Studi della nostra piccola organizzazione di volontariato (di quartiere) si è interrogata sulle funzioni e sulle opportunità dell’IA nel campo del terzo settore particolarmente orientato a svolgere un ruolo di supporto alla medicina generale e ai servizi territoriali considerati come bene comune per una collettività circoscritta.

L’ottimo intervento di Lucio Romano (QS 11/11/2024) ha chiarito quali possono essere i temi e le problematiche inerenti l’IA riportando considerazioni specifiche sulla medicina e la bioetica. Condividiamo in pieno queste riflessioni (e l’apprezzata citazione di P. Benanti).

Il nostro Centro Studi ha messo in atto, recentemente, alcune prove di utilizzo di ChatGPT orientate all’analisi di numerosi articoli di interesse per le attività dell’ODV. Sono state valutate anche pubblicazioni come il DM77, il Metaprogetto, l’ACN, articoli di QS e altro al fine di poter analizzare i concetti fondamentali e la presenza di eventuali contraddizioni. I risultati ottenuti sono stati sorprendenti anche se le conclusioni presentate da ChatGPT non devono e non possono essere considerate veritiere ma solo attendibili statisticamente. Vi sono comunque “fragilità” palesi se non vere “allucinazioni” che richiedono modifiche e rettifiche. Ogni giorno tuttavia internet viene “alimentato” da una quantità di dati inverosimile che intervengono sui sistemi/modelli generativi affinando sempre più la loro “sensibilità“ all’apprendimento.

Infatti l’IA è un campo di studio e ricerca che produce sistemi/modelli in grado di apprendere dai dati che vengono forniti. Possono evolvere e migliorare costantemente entro alcuni limiti come ricorda Lucio Romano. Algoritmi avanzatissimi che sottendono le macchine di IA hanno la caratteristica di modificare in parte se stessi quando ricevono nuove informazioni. Imitano il comportamento umano sfruttando il concetto delle aree semantiche cerebrali (2016). Non creano una conoscenza “sua sponte” ma imparano. Se ricevono una informativa sbagliata riporteranno, al momento opportuno, una risposta errata. Di conseguenza se non c’è il controllo umano nel fornire un adeguato “nutrimento” l’IA decade (cachessia) perché non impara più.

In ambito sanitario vi sono strepitose applicazioni. Ha fatto molto scalpore il recentissimo (2024) impianto di un chip direttamente nel cervello che ha permesso ad un disabile grave di interagire direttamente con il computer senza doversi interfacciare con la tastiera. Un altro sistema di IA, AlphaFold 3 (2024), è entrato prepotentemente nell’ambito della ricerca predittiva medica-biologica. Altri modelli estremamente evoluti vengono applicati in ambito militare e di intelligence. Sono coinvolti evidentemente problemi etici, politici nonché economici/finanziari.

A fronte di tutto ciò e della sempre più necessaria prudenza, culturalmente solida, nell’utilizzo di queste “macchine” per il momento non riporteremo i risultati conclusivi della nostra ricerca su documenti ed articoli.

Proponiamo comunque ai colleghi che inevitabilmente e sempre di più utilizzeranno sistemi di IA di rendere noto, con una dichiarazione in calce o in testa agli articoli, l’eventuale utilizzo di IA quando questa modalità ha un esito preponderante sull’elaborato.

Come esempio dimostrativo di ciò che l’IA può produrre ci permettiamo di allegare una composizione redatta completamente con ChatGPT (previo alcuni prompt cioè richieste specifiche). Si tratta di una ingenua e breve favola (La favola della Valle della Cura) inerente questioni socio-sanitarie. Degno di nota il fatto che l’IA abbia ricercato, nell’immensità dei dati disponibili in internet, elementi peculiari e che sia riuscita anche a rappresentare un “mainstream” popolare in merito alle attuali criticità dell’assistenza di base.

Bruno Agnetti
Centro Studi Programmazione Sanitaria (CSPS) di Comunità Solidale Parma ODV

25 novembre 2024
© Riproduzione riservata

Allegati:

La Favola della Valle della Cura

C’era una volta, in una terra lontana, la Valle della Cura. Questo posto era molto famoso perché li si realizzava una grande armonia tra gli abitanti e un profondo senso di comunità. Gli anziani, rispettati e considerati, raggiunta una certa età, venivano di diritto inseriti in una Camera Alta, un parlamento superiore che esercitava una importante autorevolezza etica. La Camera Alta era molto ascoltata dalle altre assemblee deliberative sparse nella valle. Gli abitanti seguivano scrupolosamente con estremo rispetto il detto dei saggi anziani “Quando c’è la salute c’è tutto”. Le persone erano convinte che la salute fosse il bene più prezioso e si aiutavano a vicenda, partecipavano all’organizzazione del loro territorio, sostenevano i loro medici di famiglia e da loro erano assistiti e guidati nell’applicazione dei corretti stili di vita. Nessuno chiedeva qualche cosa in cambio. Tutti contribuivano al benessere collettivo, dai contadini che coltivavano erbe medicinali ai guaritori che curavano i malati con amore e dedizione.

La Valle della Cura era una piccola parte di un territorio più vasto governato da personaggi affabili ed eleganti, abbronzati anche nelle stagioni fredde. La loro perfetta linea fisica nascondeva, a fatica, l’assidua frequentazione di SPA e palestre.

L’area della valle era governata da Lucrum, soggetto, impeccabile nel vestire, che si presentava come grande catalizzatore di fondi benefici “donati” da finanziatori, governo centrale e grandi industrie locali al fine di “migliorare” l’intero sistema di cura. Tutto ciò assicurava alla gestione generale una significativa quantità di denaro tanto che la cura ed il prendersi cura rappresentava una delle voci economiche/finanziarie più importanti dell’intera regione.

Lucrum proponeva di riorganizzare alcune strutture come i piccoli ospedali territoriali, le forme aggregative dei medici di base, le storiche guardie mediche pur datate ma funzionanti. Prospettava di agire così anche su autoambulanze e sul servizio di emergenza-urgenza.

A fronte di questo ristrutturazione venivano promesse nuove strutture, riordino dell’assistenza territoriale, servizi efficienti diffusi e raggiungibili in 15 minuti. “Non desidero altro che il vostro benessere,” ripeteva illuminato da sorrisi calorosi.

Gli abitanti della valle, abituati alla sincerità e alla condivisione, accolsero Lucrum e i suoi seguaci con entusiasmo, credendo che quelle persone volessero solo il loro bene.

Purtroppo il signor Lucrum e il suo gruppo di consiglieri avevano in serbo soprese. Erano parte di una organizzazione finanziaria chiamata Speculum di difficile individuazione perchè oscurata da una colonna di fumo normativo condito a proposito per legalizzare gli enormi conflitti di interessi sovrapposti a matriosca. In particolare all’interno del consiglio gestionale valeva la regola non scritta votata al nepotismo così che i fondi a disposizione si esaurivano, ogni anno, in poco tempo.

Lo scopo di questi traffici era quello di trasformare la cura della salute in un sistema lucrativo in favore di una ristretta cerchia di simpatizzanti.

Lentamente il loro piano venne alla luce.

Prima di tutto cercarono di convincere tutti gli abitanti (curati e curanti) che il vecchio sistema di serena condivisione era “inefficiente”. Era necessario inserire l’ “appropriatezza” per migliorare i servizi. Introdussero quindi piccoli costi, apparentemente poco onerosi, per i servizi, dicendo che questo avrebbe garantito “qualità e innovazione”. Gli abitanti, ingenui e desiderosi di migliorare la situazione, sempre per il bene comune, accettarono con entusiasmo e curiosità. Poi si aggiunsero altre regole “appropriate” ed altre “carte” da compilare. Ogni attività venne immischiata in questo riordino oscuro. Le risorse della valle vennero incamerate dalla gestione centrale e si stabilirono nuove direttive per le erbe medicinali, i pozzi d’acqua, i piccoli ospedali (gioielli territoriali), il sistema di assistenziale territoriale. Nessuno all’inizio se ne accorse perché ogni passo veniva decorato da promesse di fulgido progresso e miglioramento.

Una volta acquisito il controllo totale della cura e del prendersi cura i sorrisi del Signor Lucrum svanirono. I prezzi dei servizi raddoppiarono, le liste d’attesa divennero vergognose, le giustificazione inascoltabili, la programmazione inesistente. Allora tutti si accorsero che la loro fiducia era stata sperperata. Solo chi poteva pagare aveva accesso alle cure. I più poveri furono abbandonati. L’antico spirito di solidarietà della valle fu spazzato via. I curanti persero il loro ruolo professionale e sociale. La Camera Alta si autosospese.

Tuttavia l’avidità di Speculum non si fermò. Comprendendo bene che la salute non era solo un fatto fisico ma anche emotivo, iniziarono a monetizzare persino il concetto del “prendersi cura”. Crearono corsi a pagamento su come essere empatici. Vendettero manuali su come confortare gli amici. Istituirono ogni settimana corsi di aggiornamento e congressi in ovattati alberghi. Predisposero abbonamenti per ricevere “consigli motivazionali personalizzati”. Il prendersi cura divenne un lusso.

Con il tempo gli abitanti iniziarono a sentirsi sempre più soli. Non c’era più nessuno che aiutasse senza aspettarsi qualcosa in cambio. Anche i curanti, amici di un tempo, vennero risucchiati in questa modalità consumistica. La Valle della Cura era diventata la Valle del Guadagno e del Profitto. Le persone erano disperate, disilluse, fataliste. Non si curavano perché era pressoché impossibile farlo. Anche il significato della parola “cura” e “prendersi cura” era svanita.

Non tutti però erano stati ingannati. Una giovane guaritrice di nome Luna che aveva sempre creduto nel vecchio spirito della valle, si ribellò. Con alcuni amici, iniziò a contattare segretamente coloro che non potevano permettersi le cure di Speculum. Le risorse disponibili ritornarono ad essere condivise tra loro. Fondarono una società e questo movimento crebbe sempre di più tanto che Speculum ebbe la sensazione che il sistema, perfettamente ingegnerizzato e algoritmico, fosse in pericolo. Cercarono di comperare Luna con i suoi amici curanti promettendo a questi formidabili ricchezze. Luna e i suoi mici rifiutarono. Il motto del movimento che si era creato intorno a Luna recitava così: “La salute è un bene nostro non disponibile e prendersi cura degli altri non si può vendere.”

Grazie al coraggio di Luna e dei suoi alleati, la valle si unì in una grande rivolta silenziosa fondata su una relazione fiduciaria tra curati e curanti . Smisero di usare i servizi di Speculum. Riuscirono a organizzare una cura ed un prendersi cura solidale. Il sistema finanziario di Lucrum e Speculum crollò. Vedendo sfumare i guadagni lor signori abbandonarono la valle lasciando dietro di sé solo rovine e disastri.

Gli abitanti, guidati da Luna e dagli altri curanti solidali, ricostruirono lentamente la loro comunità. Tornarono a prendersi cura gli uni degli altri, imparando dall’esperienza, attuando comportamenti vantaggiosi e affermando che la vera ricchezza stava nella solidarietà ed in una gestione delle risorse custodite nella valle stessa.

E così, la Valle della Cura ritrovò la sua anima, più forte di prima. Infatti tutti erano consapevoli che il curare ed il prendersi cura appartiene alle persone e non a bilanci finanziari/economici di tipo aziendale.