29 MAR – Gentile Direttore,
il collega e professore Ivan Cavicchi, come tutti i pensatori che si rispettano, ci sorprende di nuovo con un “pamphlet” che forse si potrebbe anche considerare un “divertissement” per evidenziare come questo testo possa essere anche divertente tanto che, forse anche solo per un momento, può allontanare dai colleghi le inquietudini e le contraddizioni generatrici probabilmente di pensionamenti precoci, sfiducia, disinteresse generale, burnout, depressioni come se non restasse altro che piangere per citare un noto film di Massimo Troisi.
 
Analisi e commenti al Forum di QS “lanciato” dagli stessi Ivan Cavicchi e Cesare Fassari sono già stati estesamente illustrati ed approfonditi da tanti autori. Ogni pezzo trascinerebbe poi ulteriori commenti ma in questo modo si rischia di non raggiungere mai una visione compossibile.
 
Saremo comunque in grado di sciupare l’occasione della pandemia, occasione storica irripetibile, per non cambiare nulla? Certamente sì. Alcune formalità sono state messe in atto in campo nazionale e quindi potenzialmente potrebbero raggiungere gli obiettivi (Usca, Piano Vaccini, Generale Figliuolo… ) manca però la materia regionale e locale per costruire le funzioni e i processi riformatori, i passaggi da formalità ad un’altra formalità creando così un movimento che riesca sempre ad adattarsi alle contingenze così da concretizzare possibilità concettuali e relativi modelli.

Recuperare potenzialità ed attività autonome, organizzate e vitali non sarà facile.
Occorre recuperare i fondamentali (equità, ascolto, co-operazione, abolizione delle difformità professionali e assistenziali, recupero di un rapporto fiduciario con i professionisti …) più volte attaccati dal desiderio irrefrenabile di spingere oltre ogni limite la para-subordinazione protocollare tanto che ogni giorno sembrano moltiplicarsi compiti incomprensibili in una ridondanza ripetitiva fredda e senz’anima.

Gli insegnamenti (Peppone e Don Camillo) che emergono dalla nebbia del “mondo piccolo” che trasforma gli elaborati dei norcini in culatelli “supremi” non pare aver prodotto apprendimenti adeguati al periodo Covid, e in prospettiva, al post Covid che ognuno di noi si augura imminente. Una regione che ha rischiato di perdere le elezioni (100.000 voti di differenza) dovrebbe preoccuparsi immediatamente di riscattare le criticità sanitarie sui fondamentali.

Una regione come questa non potrebbe permettersi comportamenti che richiamino una arroganza gestionale imponendo alla città commissari che provengono da altri territori e che hanno, in pieno periodo di prima ondata pandemica, sostituito completamente tutta l’alta dirigenza dell’AUSL senza che, non solo i cittadini, ma tutto il personale dipendente e convenzionato sappia il perchè. Qualcuno sostiene che il Covid cambierà il mondo sanitario ma questo non pare corrispondere al vero se, in piena pandemia, si annuncia che l’obiettivo principale delle alte dirigenze è l’unione tra azienda territoriale e ospedaliera per altro concetto molto datato e addirittura frantumato dai noti eventi pandemici. Non dovrebbe nemmeno accettare che i professionisti del territorio non conoscano i “loro” alti dirigenti né sappiano come sia organizzato l’organigramma-funzionigramma della “loro” azienda.

Così come non dovrebbe capitare, in un momento come questo, che manchi da tempo il titolare della Direzione del Distretto in grado immediatamente di rimediare alle forti criticità lasciate in eredità dalla pregressa gestione e dalle fasi covid.

Queste carenze creano forti difficoltà ai colleghi della medicina generale compressi dalle loro responsabilità deontologiche e professionali e dal sincero desiderio di contribuire alla campagna vaccinale resa però quasi impraticabile dall’accavallarsi di notizie sui media che precedono le informative inviate ai professionisti stessi e dalla mancanza di un accordo locale chiaro non tanto per i compensi ( in questo momento è molto più importante il concetto di ruolo/funzione a fronte dello slogan orario/salario ) ma per avere almeno un documento che funzioni anche come percorso stabile pur nella considerazione delle variabili quotidiane inevitabili.

Spesso si sostiene che il modello gestionale vincente nei sistemi complessi si dovrebbe basare su una governance vs government. Nella pratica ciò che avviene è un rafforzamento del termine storico di governance che richiama la gestione “privata” di un’azienda ed una sostanziale sovrapposizione dei due termini verso gli obiettivi dettati da rigidità protocollari. Negli anni è stata persa quasi completamente la cultura della relazione e del co-operare così che l’ansia e l’ossessione del controllo incrementa le contraddizioni e genera la negazione assoluta di una minima compossibilità.

Plastico esempio della distanza che si è creata tra professionisti ed alte dirigenze aziendali è rappresentata dalla delibera regionale del 2016 sulle Case della Salute emblema della regressione professionale e culturale che ha in pratica bloccato ogni possibile evoluzione innovativa futura. Di fatto le Case della Salute, salvo rarissime eccezioni che godono di notevole autonomia, sono sprofondate nella palude creata dalla stessa normativa che doveva riordinarle ed uniformarle.

Solo la testardaggine dei sindaci dei piccoli comuni riesce, in casi fortunati, a scardinare il garbuglio normativo “imponendo” politicamente sperimentazioni che si possono trasformare in “piccole riforme” per quei territori (gruppi, cambi generazionali, prossimità e capillarità, cambio di genere nella professione, numero dei componenti che sono in grado di progettare modelli e innovazioni stabili).

I cahiers de doléances sono, come si diceva inizialmente, solamente esercizi letterari. Proposte e progetti di riforma, soprattutto su QS, sono stati esposti innumerevole volte. Per intravedere qualche pallida luce che possa somigliare ad una riforma occorre, per il momento, affidarsi a sperimentazioni controllate da sindaci innamorati delle proprie piccole comunità.

Bruno Agnetti
CSPS (Centro Studi Programmazione Sanitaria) FISMU (Federazione Italiana Sindacato Medici Uniti), Regione Emilia-Romagna

Articolo pubblicato sul Quotidiano della Sanità il 29 marzo 2021