Servizi territoriali post-covid

SALUTE: INVESTIRE SUI SERVIZI TERRITORIALI NELLA FASE POST-COVID (Webinar 8 febbraio 2021)

LA PRODUZIONE DELLA CURA

Il webinar si propone di
affrontare alcuni temi che in qualche modo sono collegati alla voluminosa sfera
del Welfare di Comunità.

Questa argomentazione non è di per se inedita, in efetti alcuni autori fanno risalire l’inizio di questo modello collaborativo e partecipativo nel periodo del nostro Rinascimento Italiano.

Oggi l’aspetto che potrebbe
apparire come effettivamente innovativo corrisponderebbe (necessariamente) alla
realizzazione delle numerose argomentazioni anche prodotte anche in tempi molto
recenti ben coscienti delle enormi influenze positive che la tecnologia in
ambito sanitario può aver fatto intravedere durante la pandemia senza
dimenticare le conseguenze sociologiche a volte non sempre favorevoli sulle
comunità e sulle loro relazioni interne.

Quando si sostiene che occorre
investire in sanità (una volta superata questa maledetta pandemia) significa
che finalmente si pensa di considerare i servizi sanitari territoriali e i
presidi territoriali talmente importanti da diventare ora il denominatore
essenziale e fondamentale per darle il via al nostro nuovo rinascimento
sociale, economico e culturale.

Peccato che sia stata necessaria
una pandemia per fare ricredere i fautori della chiusura dei presidi sanitari
territoriali sovrastanti nei gli ultimi 20 anni così come nello stesso periodo
non si è esitato a ridurre i finanziamenti per il territorio generando
preoccupanti differenziazioni professionali e assistenziali. In effetti avere
il primato di Case della Salute non significa aver avuto la necessaria
attenzione verso una equità di cura ai cittadini e di opportunità ai
professionisti. 

Nello stesso tempo occorre il
coraggio di rigenerare un nuovo rapporto di fiducia tra professionisti e
aziende   che si è ormai sfilacciato in questi ultimi 20
anni e che è possibile solo se si compie un’autocritica da parte dei decisori   e se si individua una personalità che possa
svolgere un ruolo di mediatore culturale tra aziende e operatori sessi che
appaiono molto sfiduciati.

Riprendendo il discorso iniziale
per poter investire è necessario avere progetti e prima di questi avere idee
che possano generare processi decisionali autonomi, innovativi e
contestualizzati e la sussidiarietà circolare è per sua natura orizzontale e
non verticale.

Le aziende Ausl e Ao tutt’ora
molto concentrate all’obiettivo principale della costruzione dell’azienda unica
dovrebbero svolgere un compito di salvaguardia dell’universalismo delegando il
processo decisionale e l’operatività ai professionisti e alle loro comunità.

Lo strumento che potrebbe
permettere quel veloce campo di passo ormai diventato irrinunciabile per essere
innovativi nell’assistenza sanitaria territoriale è la sperimentazione.

La sperimentazione è definita
nello spazio e nel tempo e può avvalersi, soprattutto in periodi emergenziali o
pandemici, di deroghe o normative speciali che possano facilitare la
sperimentazione stessa affrancandola da alcuni limiti già ampiamente superati
dalla rapida evoluzione sociale (basti pensare che l’ACN Accordo Collettivo
Nazionale che norma la medicina di base attuale si richiama sostanzialmente ad
una regolamentazione del 2005). Concetti già considerati dal dibattito
culturale da decine di anni presentati come appena nati, carente creatività,
comunicazioni autoreferenziali e ascoltate per troppo tempo  non aiutano la sperimentazione.

E’ possibile a questo punto, con
l’intento di semplificare, elencare, in modo senza dubbio incompleto, alcune
situazioni pratiche che richiederebbero percorsi sperimentali più che
solleciti:

  1. Può
    essere giunto il momento di rivedere e riconsiderare i concetti di capillarità
    e di prossimità nel senso di un potenziamento di questi stessi principi
    collegandoli all’offerta di servizi e all’orario di fruibilità.
  2. Da
    questo punto di vista diventa quindi  
    fondamentale la promozione dell’istituto modulare nodale conosciuto come
    “Medicina di Gruppo” prevedendo gruppi costituiti da un numero consistente di
    medici e personale.
  3. I
    gruppi devono potersi scegliere al fine di comporre squadre affiatate ed in
    grado cosi di produrre iniziative innovative assistenziali
  4. Le
    “medicine di gruppo” così costituite possono entrare in concorrenza tra loro
    per quanto riguarda la qualità del servizio
  5. Per
    generare servizi di eccellenza i professionisti devono poter recuperare
    completamente un ruolo centrale e autonomo nel processo decisionale così da
    poter rappresentare reali punti di riferimento le loro rispettive comunità
  6. Team
    e squadre di professionisti efficienti ed efficaci si possono ottenere se si
    supera il concetto normato dall’ACN del 2005 di “ambito territoriale”
    rappresentando un territorio oggi superato; l’abolizione di questi feudi
    agevola la creazione di quel capitale umano e professionale in grado di
    progettare e innovare l’organizzazione senza desertificare le aree oggetto di
    assistenza sanitaria
  7. La
    medicina generale territoriale sta vivendo in questi anni un completo viraggio
    di genere; quasi tutti i medici di base che si diplomano/specializzano in
    questi anni sono donne che presentano necessità e bisogni organizzativi legati
    ad una nuova modalità del prendersi cura che differenzia questa professione
    oggi dalle generazioni precedenti. Questa modificazione sociale che sta
    avvenendo proprio sotto inostri occhi depone a favore della formazione di
    medicine di gruppo composte da molti/e professionisti/e
  8. L’investimento
    e la fiducia che questi gruppi devono poter percepire nettamente da parte delle
    comunità e delle istituzioni si deve manifestare anche con il  sostegno economico che per queste
    organizzazioni si realizza con il sistema incentivante che attualmente non  favorisce o non incoraggia la progettazione
    di innovazioni assistenziali nonostante vi siano schemi e studi  che possano indicare chiaramente quante
    potrebbero essere le risorse necessarie per ogni singolo componente  del team o della squadra.

Bruno Agnetti